Cosa abbiamo chiesto di fare per il Piano delle Coste 2004

 

Martedì 21 settembre 2004, dopo oltre un anno di mobilitazione e sensibilizzazione, dibattiti e manifestazioni, le associazioni Circolo Legambiente di Molfetta, ARCI - Cavallo di Troia, Molfetta Social Forum, Le Passioni di Sinistra, Casa dei Popoli e Archeoclub hanno consegnato nelle mani del Presidente del Consiglio Comunale di Molfetta le 3000 firme raccolte. Ai sensi degli Articoli 61 e 62 dello Statuto Comunale di Molfetta i cittadini firmatari e i rappresentanti delle associazioni hnno chiesto all'Amministrazione comunale guidata dal Sindaco Tommaso Minervini di rivedere il Piano delle Coste presentato nella seduta del consiglio comunale del 29.11.2003 tenendo conto di alcuni criteri strategici.

Di seguito il testo della petizione sottoscritta da oltre 2500 cittadini a cui non è mai stata fornita una risposta.

Premesso che:

  • la proposta di Piano delle coste presentata dall’attuale Amministrazione al Consiglio comunale prevede la destinazione del 40% della superficie delle spiagge in concessione ai privati;
  • prima di questa previsione sulle spiagge libere abitualmente frequentate (spiaggia ex-Franzese fino al Park club, ex-colonia e prima cala, Torre Rotonda, Torre Gavetone)erano disponibili n. 11.979 posti per bagnanti;
  • con la proposta di Piano dell’Amministrazione, a causa della riduzione delle suddette aree libere per la concessione di spiagge a privati, il numero dei posti per bagnanti si ridurrà a n. 1.128 per la spiaggia libera con servizi e a n. 4.727 per quella libera perun totale di 5.855 posti;
  • le spiagge libere molfettesi sono utilizzate anche dai cittadini dei centri vicini;
  • non tutte le aree destinate dal Piano a spiagge libere sono fruibili, perché non consentono il facile accesso al mare;
  • una parte consistente delle spiagge, e quasi tutte nella parte di maggior pregio, cioè nella zona di levante, sono già state concesse ai privati;
  • il Piano così come è concepito non consentirà la riqualificazione delle spiagge né favorirà lo sviluppo turistico della città, perché non è accompagnato dalla progettazionedelle aree destinate dal Piano regolatore allo sviluppo turistico, progettazione a tutt’oggi inesistente (le zone D4);
  • le aree destinate dal predetto Piano a spiagge libere attrezzate sono del tutto insufficienti a soddisfare le esigenze dei cittadini che non vogliono o non possono pagare perfruire in modo dignitoso e civile del mare e delle spiagge, che sono comunque un bene di tutti;
  • il Consiglio comunale non è stato chiamato a deliberare preventivamente sui criteriguida della elaborazione del Piano;
per tutto quanto premesso i sottoscritti cittadini chiedono all’Amministrazione comunale di rivedere il Piano delle coste, tenendo conto dei seguenti criteri:
 
  1. rielaborare il Piano, sulla base di linee–guida definite previa ampia concertazione con le associazioni e le forze sociali;
  2. ridefinire la percentuale della destinazione delle spiagge (libera, concedibile a privati, libera attrezzata) sulla base della verifica del numero dei cittadini che frequentano abitualmente le spiagge libere;
  3. collegare il Piano delle coste alla progettazione delle aree destinate allo sviluppo turistico (le zone D4), poiché altrimenti ogni possibilità di serio sviluppo turistico verrebbe pregiudicata per sempre;
  4. escludere da nuove concessioni a privati le aree della zona di Ponente sottoposta a vincolo faunistico.

Ecco cosa prevede il piano delle coste 2004

 

La costa di levante con la localizzazione delle aree demaniali attualmente consesse

La costa di levante con la localizzazione delle aree demaniali concedibili ai privati (in blu) e le aree destinate alla libera fruizione (in verde)

La costa di ponente con la localizzazione delle aree demaniali attualmente consesse 

La costa di ponente con la localizzazione delle aree demaniali concedibili ai privati (in blu) e le aree destinate alla libera fruizione (in verde)

 

 

MOLFETTA si aggiudica la bandiera nera di LEGAMBIENTE

 

 

 

“Dopo la proposta di privatizzazione anche degli ultimi 4 cm pro capite di spiaggia fruibile e l’accanimento per la realizzazione del complesso turistico in un'oasi di protezione, l’Amministrazione comunale di Molfetta guidata dal Sindaco Tommaso Minervini, unica nella provincia di Bari, si è aggiudicata la bandiera nera di Legambiente.” – spiega Massimiliano Piscitelli, coordinatore provinciale di Legambiente.

Ma non solo. “La bandiera nera è stata rilasciata perché l’Amministrazione comunale di Molfetta, nonostante la sottoscrizione della carta di Aalborg e l’attivazione dell’Agenda 21 locale, ha intrapreso azioni in forte contrasto con gli obiettivi di sostenibilità che la città stessa si è data”- specifica Giovanna Grillo, presidente del circolo Legambiente di Molfetta.

 

Le motivazioni della bandiera nera:

 

  • ha sostenuto con caparbietà, anche nelle sedi giudiziarie, la realizzazione di un complesso turistico nell'Oasi di protezione Torre Calderina tra Molfetta e Bisceglie, poi bloccata da una sentenza del Tar a seguito di un ricorso di Legambiente. Il complesso (un albergo alto più di 10 m, 2 piscine e 11 villini) sarebbe dovuto sorgere in deroga al Prg attraverso un accordo di programma appositamente istruito, e, per giunta,  in un’area sottoposta a vincolo paesistico perché oasi di protezione avifaunistica dichiarata “di notevole interesse pubblico”;

 

  • con la sua gestione dell'intero litorale, lascia ai cittadini appena 4 cm di spiaggia libera e fruibile a testa;

 

  • ha fatto elaborare una bozza di piano delle coste che privatizza selvaggiamente l'intero litorale sanando, di fatto, situazioni del tutto abusive e, nonostante sia il forum agenda 21 e le associazioni ambientaliste in numerosi incontri di consultazione, sia circa 3000 cittadini con una petizione abbiano espresso forti dissensi, non ha mai mostrato l'intenzione di ripensare il piano;

 

  • ha intrapreso azioni di riqualificazione costiera fortemente discutibili caratterizzate da assenza di pianificazione e progettazione; interventi estemporanei e improvvisati; pesanti e fortemente impattanti opere in cemento armato e piantumazioni assolutamente inopportune;

 

  • non ha coinvolto affatto il forum cittadino Agenda 21, né le associazioni portatrici di interessi diffusi, nel procedimento che ha portato alla progettazione del nuovo porto commerciale;

 

  • ha intrapreso azioni amministrative in evidente contrasto con la pianificazione urbanistica della città, concedendo concessioni edilizie e incrementi di volumetrie che stravolgono completamente il piano regolatore generale rispetto alla fascia costiera dove, nello spirito della perequazione, sarebbe previsto la cessione gratuita al Comune dei terreni compresi nella fascia dei 300 m dalla battigia per la realizzazione di un grande parco urbano costiero;

 

  • non riesce a contrastare efficacemente gli innumerevoli abusi edilizi sul litorale in continuo aumento.

 

“Proprio in nome della carta di Aalborg e dello spirito che dovrebbe caratterizzare i meccanismi con cui vengono prese le decisioni nel palazzo di città, auspichiamo che dopo questa bandiera nera si possa avviare una stagione di confronto serio e responsabile con gli amministratori per correggere la rotta.” – conclude Massimiliano Piscitelli.

 

Dal rapporto Mare Monstrum 2004 di Legambiente:

 

Pirati all’assalto: le Bandiere nere 2004

 

Sono le bandiere meno ambite d’Italia, quelle che segnalano i “nuovi pirati del mare”: amministrazioni, politici, imprenditori, società private che si sono contraddistinti per attacchi o danni all’ambiente marino e costiero. Sono le Bandiere nere che ogni anno Legambiente assegna in tutta la Penisola.

Eccola allora la lista di coloro che vedranno consegnarsi dalla Goletta Verde di Legambiente il vessillo nero nel corso di quest’estate, con tanto di motivazione ufficiale:

 

Puglia

 

-          all’Amministrazione comunale di Maruggio (TA), per gli insediamenti turistici in contrada Mirante e località Campomarino, dove sono previste centinaia di villette, ristoranti, porto turistico, con relative strade, parcheggi e opere di urbanizzazione, il tutto su aree di straordinaria importanza naturalistica, con ambienti dunali ricoperti da densa vegetazione di macchia mediterranea, Siti di Importanza Comunitaria e di recente diventate riserva regionale.

                                                                                                                                                                                               

-          Al Sindaco di Pulsano (TA) Luigi Laterza, per la perspicacia dimostrata nelle definitiva adozione di un Pug (Piano urbanistico generale) che prevede progetti ad alto impatto ambientale, tra i quali due porti turistici, un villaggio turistico, strutture alberghiere, campi da golf ecc.

 

-          All’Amministrazione Comunale di Molfetta (BA) che, dopo una gestione scellerata dell'intero litorale che ha lasciato ai cittadini appena 4 cm di spiaggia pro capite, ha sostenuto con caparbietà, anche nelle sedi giudiziarie, la realizzazione di un complesso turistico nell'Oasi di protezione Torre Calderina tra Molfetta e Bisceglie, poi bloccata da una sentenza del Tar a seguito di un ricorso di Legambiente. Per la blanda azione di contrasto all’abusivismo edilizio e per l’elaborazione di una bozza di piano delle coste che privatizza selvaggiamente l'intero litorale. Ed inoltre per gli interventi di riqualificazione costiera fortemente discutibili, per il progetto di un nuovo porto commerciale, per le azioni amministrative intraprese in evidente contrasto con la pianificazione urbanistica della città.

 

-     All’intero Consiglio Comunale del Comune di Monte Sant’Angelo (FG), comune che ospita la sede del Parco Nazionale del Gargano, per aver approvato all’unanimità la delibera record che richiede l’esclusione dal perimetro del parco nazionale di ben 1350 ettari di territorio comunale.

 

Vittorie

Porto Miggiano, Comune di Santa Cesarea Terme (Lecce)

              Qui, nonostante l’allarme lanciato da Legambiente lo scempio ai danni di uno dei paesaggi cartolina del Salento si è compiuto.  Ciò nonostante, a fermare i lavori sono stati i sigilli della Guardia di Finanza su ordine dei sostituti procuratori della Repubblica. Iscritti  nell’elenco degli indagati per i lavori relativi alla costruzione del complesso turistico dotato di ristorante, bar, due piscine di acqua salata, appartamenti e parcheggi su circa 45mila metri quadri: i fratelli Merico della Società turistico Alberghiera che ha realizzato la struttura, l’imprenditore Montinari e l’ex Assessore di Lecce Fausto Giancane, rispettivamente responsabile e tecnico per la Sis immobiliare proprietaria del comparto interessato; Aldo Bleve  direttore dei lavori;  Giuseppe Maroccia della “Maroccia Costruzioni” e il responsabile del Piano urbanistico Pietro Paolo Maggio.

 

Oasi di Protezione Torre Calderina, Comune di Molfetta (Bari)

            I giudici della terza sezione del Tar di Bari danno ragione a Legambiente: l’accordo di programma tra Comune e Regione Puglia per la realizzazione del complesso turistico della HO.RI.BA. non può essere ratificato. Il procedimento va annullato. L’oasi di protezione già dichiarata “di notevole interesse pubblico” e “bellezza naturale” è una importante stazione del nord barese per gli uccelli migratori e un intervento come quello che si stava per autorizzare avrebbe provocato grave turbamento alla fauna selvatica.

Adesso, per le amministrazioni comunali dei comuni di Bisceglie e Molfetta non resta che riqualificare la zona e i circoli Legambiente di Molfetta e Bisceglie avanzano delle proposte concrete.

 

 

 

 

Molfetta, novembre 2004

Egregio Direttore de L'altra Molfetta,

nei mesi scorsi il Suo giornale ha ospitato, in svariate occasioni, articoli ed interventi sulla bandiera nera quest’anno assegnata da Legambiente nazionale all’amministrazione comunale di Molfetta. Desideriamo, a distanza di qualche tempo, fiduciosi che livori e malanimi si siano quantomeno placati, non solo rispondere alle pesanti accuse formulate da più parti a danno della nostra associazione, ma anche - se ancora ve ne fosse bisogno - meglio spiegare e circoscrivere le ragioni di questo vessillo (lo straccio nero, così “garbatamente” definito dalla ‘parte lesa’).

Non ricorreremo, naturalmente, al pur gettonatissimo argomento che fa del consenso generale un elemento di indiscussa legittimazione (“se tutti sono d’accordo con noi, noi abbiamo ragione”): sì, perché, nonostante i reiterati tentativi di spostare l’attenzione sul “buon-nome-della-nostra-città”, offeso e tradito dagli ambientalisti, moltissimi cittadini molfettesi hanno energicamente approvato la nostra iniziativa. Esistono, evidentemente, almeno due modi per amare la propria città: nascondere il pattume sotto il tappeto ed esaltarne magnificenti virtù anche quando queste non esistono, oppure, al contrario, esplicitare con chiarezza e onestà intellettuale - anche a mezzo di gesti simbolici - vizi e nèi che, per quanto vistosi, alcuni ancora si ostinano a non vedere.

Tralasceremo anche insulti e attributi offensivi espressi con sorprendente disinvoltura - attraverso le pagine del Suo giornale - da chi ha parlato, tra l’altro, di “prezzolati ambientalisti”: si fa così quando si è disperatamente a corto di argomenti e, in questo senso, ogni risposta sarebbe superflua. Eccetto che per chiarire gli estremi di una vicenda che, evidentemente, ancora si stenta a comprendere.

Cominciamo dalla fine. Da alcune settimane campeggia su alcune delle abnormi plance che “decorano” la nostra città un curioso slogan coniato, per l’occasione, dal Partito Repubblicano: “86.868 metri quadri. Questa è la spiaggia libera a disposizione di ogni molfettese. Il resto è solo polemica”. Efficace réclame, non c’è che dire. Se non fosse che il trucco di attribuire a ogni molfettese ciò che, in realtà, tutti i molfettesi dovrebbero dividersi tra di loro (86.868 metri quadri : 62.979 abitanti) sia talmente vistoso da essere stato immediatamente svelato, risultando, quindi, assai contro-producente per chi ne è stato l’artefice. Quanto ai “nostri numeri”: nei mesi scorsi abbiamo detto che ogni molfettese ha a disposizione appena 4 cm di spiaggia a testa; questa misura è riferita, naturalmente, alla lunghezza del litorale e, in particolare, ai tratti di costa realmente accessibili dai bagnanti. Non ha senso, evidentemente, parlare di “spiaggia libera” se gran parte di questa, per sua morfologia o per situazioni di abuso, è nei fatti assolutamente non fruibile.

 

 

Torniamo, dunque, al vessillo “dello scandalo”, schematizzando i principali argomenti addotti dai nostri “detrattori”:

1)      Perché è stata assegnata la bandiera nera a Molfetta e la bandiera blu a Bisceglie e Giovinazzo?

Sgombriamo, per l’ennesima volta, il campo agli equivoci. Le bandiere blu non sono assegnate da Legambiente, ma dalla Foundation for Environmental Education (Fee) secondo criteri profondamente differenti e non sempre condivisi da quelli utilizzati  dalla nostra associazione.

 

2)   Il mare di Molfetta non è meno inquinato di quello che bagna le città vicine? Perché la bandiera nera non è stata conferita anche alle amministrazioni comunali limitrofe?

La bandiera nera è iniziativa che riguarda non necessariamente i livelli d’inquinamento marino. Così è stato anche per Molfetta. I risultati del monitoraggio espletato quest’anno dalla Goletta Verde di Legambiente in acque molfettesi, descrivono, in effetti, una situazione che, almeno per gli inquinanti presi in esame, è allo stato attuale sotto controllo. Le ragioni che hanno mosso il conferimento della bandiera nera a questa amministrazione comunale stanno evidentemente altrove. E’ noto che l’assegnazione della bandiera (ad amministrazioni comunali, sindaci, imprenditori o a quanti altri si fossero distinti in negativo per questioni “ambientalmente rilevanti”) deriva, più in generale, da circostanze - eclatanti e comprovate - di cattivo uso privato o di cattiva gestione pubblica del territorio. Nella fattispecie l’elemento certamente scatenante è stato l’accanimento con il quale, anche in sede giudiziaria, l’amministrazione comunale di Molfetta ha difeso la realizzazione di un complesso turistico all’interno di un’oasi di protezione - “Torre Calderina” -, intervento, questo, che il Tar, dopo ricorso avanzato dalla stessa Legambiente, ha sentenziato essere in dispregio delle leggi. Oggi sappiamo che, per fortuna, il complesso turistico “Ho.ri.ba” non sarà realizzato: non si tratta di una semplice guerra a suon di carte bollate (o di una semplice “diatriba” come il Suo collaboratore sostiene). Piuttosto, è stato sventato il rischio che si creasse un pericoloso precedente ossia che si desse il via libera ad interessi speculativi che tuttora insistono su quell’area. Naturalmente, a questa ragione, vanno sommate molte altre motivazioni che hanno indotto l’assegnazione del “triste vessillo”: la proposta di un Piano delle Coste assolutamente sbilanciato nel senso di una privatizzazione del litorale e di una sciagurata logica di “spezzettamento” (i tratti più accessibili e più belli ai privati, solo le briciole e le zone meno fruibili alla collettività), volta, per giunta, a sanare situazioni di palese illegittimità; la proliferazione di azioni amministrative in evidente contrasto con la pianificazione urbanistica della città, con la concessione di incrementi di volumetrie che stravolgono completamente il piano anche nella fascia costiera; le discutibili azioni di riqualificazione costiera caratterizzate da assenza di pianificazione e progettazione; il mancato coinvolgimento del forum cittadino Agenda 21 e delle associazioni nel procedimento che ha portato alla progettazione del nuovo porto commerciale. Per tutto questo l’amministrazione comunale di Molfetta ha meritato la bandiera nera.

3)   L’accordo di programma per la realizzazione del complesso “Ho.ri.ba” fu avviato dalla precedente amministrazione comunale. Perché la bandiera nera spunta solo adesso?

E’ vero, la procedura finalizzata a siglare quell’accordo di programma fu avviata nel 2000. Si trattò, evidentemente, di un gravissimo errore e alla passata amministrazione va assegnata la responsabilità di non aver delineato una prospettiva di recupero e riqualificazione realmente sostenibile in quell’area. In tal senso, almeno un pezzo di questa bandiera nera è dedicata anche a quel vulnus iniziale, che, però, va detto, questa amministrazione, se solo avesse voluto, avrebbe potuto certamente sanare. Troppo facile dire: “colpa degli altri” (altro gettonatissimo refrain). Tra l’altro, questo insediamento è stato definitivamente approvato e per di più strenuamente difeso in tribunale da questa giunta e da questa maggioranza consiliare, nonostante le ripetute sollecitazioni venute dalla nostra e da altre associazioni cittadine.

4)   Legambiente ha assegnato la bandiera nera all’amministrazione comunale di Molfetta a causa del suo colore politico. Perché non “bacchettare” anche le amministrazioni di centro-sinistra?

Il colore politico non c’entra. Anche gli amministratori di centro-sinistra possono compiere scempi e, pure in questo caso, Legambiente fa opera di pubblica denuncia. Tra le città pugliesi cui è stata assegnata negli anni scorsi la bandiera nera c’è, ad esempio, Ostuni, amministrata all’epoca da sindaco diessino.

 

Infine, caro direttore, a chi da sempre ci bolla come “signori del no”, inutili demolitori capaci di intollerabili cattiverie (così dice il gestore del lido Bahia, sempre dalle pagine del Suo giornale) e incapaci di formulare proposte, a costoro rispondiamo che esprimere dissenso non soltanto è consentito dalle regole della democrazia, ma può essere anche una logica norma di buon senso. “Dire no” serve a definire e rendere comprensibile la proposta alternativa che si vuole sostenere. Al contrario, “costruire” sulla base di presupposti che si ritengono sbagliati – senza prima “demolirli” – può generare orribili mostri. Per questo, già da tempo, dopo aver “detto no”, proviamo, nelle sedi opportune, ad avanzare le nostre proposte alternative.

Del resto crediamo che abbia la vista corta chi ci accusa di ostacolare qualunque attività imprenditoriale e, quindi, lo sviluppo: al contrario, negli obiettivi della nostra associazione è la promozione di uno sviluppo duraturo che sia realmente a vantaggio della collettività. Coloro che violano il territorio e forzano ogni strumentazione urbanistica in nome della libertà di impresa e dei “virtuosi” circuiti economici che da queste violazioni deriverebbero, in realtà imprimono danni talora irreversibili proprio alle future prospettive di sviluppo e di progresso della comunità. Così, i vantaggi economici, peraltro di respiro assai corto, non vanno oltre le tasche di pochi, rubando preziose opportunità a molti. “Ladri di futuro”, per dirla con uno slogan caro a Legambiente.

Quanto alle nostre proposte: da mesi “sosta” sulla scrivania del sindaco una petizione sottoscritta da migliaia di cittadini, in attesa di essere sottoposta, così come previsto dallo Statuto comunale, all’attenzione del consiglio comunale: quella petizione lanciata da un congruo numero di associazioni (Archeoclub, Arci, Casa dei Popoli, Legambiente, Molfetta Social Forum, Passioni di Sinistra) e sostenuta da un altrettanto congruo numero di firme (poco meno di 3000) chiede che il Piano delle Coste sia rivisto, tenendo conto dei seguenti criteri:

a.    rielaborare il Piano, sulla base di linee–guida definite previa ampia concertazione con le associazioni e le forze sociali;

b.    ridefinire la percentuale della destinazione delle spiagge (libera, concedibile a privati, libera attrezzata) sulla base della verifica del numero dei cittadini che frequentano abitualmente le spiagge libere;

c.    collegare il Piano delle coste alla progettazione delle aree destinate allo sviluppo turistico (le zone D4), poiché altrimenti ogni possibilità di serio sviluppo turistico verrebbe pregiudicata per sempre;

d.    escludere da nuove concessioni a privati le aree della zona di Ponente sottoposta a vincolo faunistico.

 

Va anche detto, inoltre, che, da mesi, questa amministrazione comunale è in possesso di un articolato progetto di riqualificazione dell’oasi di protezione “Torre Calderina” promosso da Legambiente Puglia e presentato in seno al Forum Agenda 21 e a Città Sane; al momento, avviati i primissimi contatti con le istituzioni locali, siamo in attesa che le “carte” da noi prodotte possano trovare effettivo riscontro nei provvedimenti prossimi ad essere intrapresi.

 

Auspicando di ricevere a breve concrete e favorevoli risposte a queste e a molte altre proposte ancora, porgiamo a Lei i nostri più cordiali saluti.

 

Giovanna Grillo,Presidente Circolo Legambiente di Molfetta