Angela Barbanente, Assessore regionale al Territorio, sarà a Molfetta venerdì 24 aprile a presentare “Chelsea  story” di Susan Podziba, libro uscito nel 2006 da Bruno Mondadori che contiene, a mo’ di prefazione, una conversazione fra Marianella Sclavi, curatrice del volumetto, e Vittorio Foa. L’incontro si svolgerà presso la Sala Finocchiaro della Fabbrica di San Domenico a partire dalle ore 19.Come già fatto in passato con altri esponenti del mondo della politica o della cultura, il Presidio del libro di Molfetta, che nella nostra città è nato su iniziativa del circolo locale di Legambiente, ha chiesto all’Assessore di venire a parlare al pubblico molfettese di un suo livre de chevet, aspettandosene uno che avesse per argomento la città o il paesaggio.  Angela Barbanente ne ha scelto uno che parla di democrazia e partecipativa: scelta opportuna vista la sempre maggior relazione che lega la difesa dell’ambiente alla partecipazione dei cittadini.

Il libro racconta la vicenda di Chelsea, città del Massachusetts tra le più clientelari, corrotte e inefficienti degli Stati Uniti che, grazie alla volontà e all’impegno del commissario di governo e di un gruppo di attivisti e facilitatori (fra cui la Podziba stessa), riesce a rigenerarsi nella elaborazione di un nuovo Statuto comunale, avviando processi di democrazia dal basso che ne fanno oggi un «paradiso per chi ama la vita urbana» secondo una definizione del Boston Globe del 2005 riportata dalla curatrice.Proporre questo libro oggi in Italia, dove il clima plebiscitario e populista traduce la sfiducia nella democrazia che sembra pervadere, in maniera più o meno profonda, tutta la società e, purtroppo, anche tutte le forze politiche rischia di sembrare provocatorio, ma certo necessario in un momento in cui, aumentando le autonomie locali, è sempre di più sul territorio che si devono ricercare le ragioni dell’agire politico.A partire dagli anni Sessanta, sulla base dello spirito europeista e di esplicite direttive UE, nelle legislazioni dei paesi europei e man mano che procedeva il percorso di unificazione europea, sono stati introdotti elementi e istituti di democrazia partecipativa a integrazione dei principi di devoluzione e di sussidiarietà. Una sorta di doppio movimento: man mano che si va verso la creazione dell’Europa unita e si riducono i poteri degli Stati, cresce la necessità di autonomia dal potere centrale e aumenta anche la necessità che siano i cittadini a esercitare un controllo dal basso, cresce l’importanza del ruolo che le associazioni, sono chiamate a svolgere anche nella difesa del territorio e della qualità urbana. Cresce insomma la necessità di politica attiva e di cittadinanza se non si vuole precipitare irrimediabilmente in quella sorta di neo-feudalesimo fatto di egoismi feroci, caste, familismi, cosche e boiardi che già domina buona parte del paesaggio politico italiano. Ma quanto l’introduzione di quegli elementi di democrazia partecipativa sono oggi effettivamente capaci di garantire scelte condivise? O si tratta di istituti e forme restate solo sulla carta?È sotto gli occhi di tutti quanto sia troppo frequente la tendenza, soprattutto a livello locale, a rendere inefficace la trasparenza e il diritto all’accesso; quanto poco i cittadini possano incidere sulle scelte strategiche e quanto, invece, ancor maggiore libertà goda chi già decideva per tutti nel chiuso di studi professionali o nella cerchia ristretta di chi gode di ricchezza e prossimità al potere.Ma assai di più sono i temi che la lettura del libro potrebbero suggerire: dal rapporto fra democrazia a rappresentatività, alla dimensione del bene comune, al futuro degli stati nazionali, alla sindrome NIMBY.Il 24, insomma, guardando all’America, si parlerà di noi.