martedì 3 maggio, ore 19.30
corso Umberto, altezza liceo
Sono intervenuti:
Stefano Ciafani, responsabile scientifico nazionale Legambiente
Francesco Tarantini, presidente Legambiente Puglia
RASSEGNA STAMPA
Nucleare, il referendum e l'ombra di Fukushima
Al via la campagna in vista del voto del 12 e 13 giugno. Martedì Legambiente ha spiegato le ragioni del "Sì"
Mentre la polemica sul referendum che deciderà, tra le altre cose, se il nostro oaese tornerà a puntare sul nucleare, infuria su giornali e arriva in parlamento, proprio mentre i salotti televisivi cominciano a interrogarsi su vantaggi e i svantaggi a colpi di plastici, statistiche e pareri di esperti, anche Molfetta si al dibattito sulla consultazione del prossimo 12 e 13 giugno.
Il circolo di Molfetta di Legambiente sceglie la piazza per spiegare le sue ragioni e la scelta di «votare sì per dire no al nucleare».
«Non facciamo calare l’attenzione su questo problema per non far rientrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta», dice martedì Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, facendo riferimento alla scelta di non investire nel nucleare fatta già con il referendum del 1987. «Il governo ha messo una pietra tombale sulle rinnovabili con il “Decreto Romani” ma noi portiamo avanti la nostra battaglia».
Il tema è di strettissima attualità, basti pensare a quello che sta vivendo il Giappone, impegnato a fare i conti con l’incidente nucleare di Fukushima: «Il Giappone veniva considerato un esempio perché è un paese industrializzato e sismico come l’Italia - taglia corto Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente -. Le tv e i giornali non raccontano più cosa sta succedendo, ma quel paese sta ancora pagando e secondo uno studio del governo tedesco del 2008, entro i 50 km da una centrale funzionante aumenta il numero di tumori alla tiroide».
«Inoltre il nucleare non è nemmeno pulito, e nel 2020 se non ridurremo le emissioni anidride carbonica saremo multati per effetto del protocollo di Kyoto e quelle sanzioni non ci verranno condonate come è prassi comune fare in Italia», continua Ciafani. «Il peggior nemico dl nucleare è il mercato, perché è molto costoso e ciò spiega perché l’Italia sarebbe l’unico paese del G8 a puntare ancora sull'atomo, mentre paesi come il Pakistan usano le centrali nucleari solo per avere a disposizione plutonio per costrurire la bomba atomica».
Evidenziate le proprie ragioni, è però anche necessario trovare una soluzione che, secondo Legambiente, è più vicina e possibile di quanto possa sembrare: «Puntare sulle rinnovabili di cui l’Italia sarebbe ricca e avere un piano nazionale dell’energia. Il settore delle rinnovabili dà oggi lavoro a centocinquantamila persone e per evitare i rischi inutili del nucleare dobbiamo votare sì e continuare sulla strada delle energie pulite, evitando gli sprechi».
Leonardo Albanese (giovedì 5 maggio 2011, Molfettalive.it)
Legambiente Molfetta, un SI’ al referendum per fermare il nucleare
MOLFETTA - «L’energia atomica è costosa, pericolosa e inutile» ha tuonato Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, in apertura della conferenza « Un si per dire no» tenutasi a Corso Umberto. A circa 25 anni di distanza dal disastro di Cernobyl, di cui tutti conserviamo un chiaro ricordo, e a pochi mesi dalla tragedia di Fukushima, riproporre l’energia nucleare oggi appare pura follia. Due storie drammatiche, queste, che confermano che non esiste tecnologia nucleare senza rischio di incidenti, con fuoriuscita di radiazioni e gravi conseguenze sull’ambiente e sulla salute umana. Tarantini ha ribadito che ancora oggi circa sette milioni di persone bevono acqua contaminata e continuano ad ammalarsi.
«Purtroppo, sul referendum si sta facendo molta disinformazione, è necessario che gli italiani si informino e si documentino sui rischi ambientali e ancor più sanitari legati al nucleare» ha precisato Stefano Ciafani (foto), responsabile scientifico nazionale di Legambiente. Negli ultimi anni, infatti, questa fonte di energia ci è stata continuamente presentata come economica, pulita e sicura. Ci è stato raccontato che la centrale di Cernobyl era di vecchia generazione e che, situata in un paese non moderno, aveva provocato la catastrofe a causa di un errore umano, quindi, in un paese altamente tecnologico quell’incidente non sarebbe mai avvenuto. Negli ultimi tre anni ci è stato ripetuto più volte che l’Italia poteva benissimo disporre dell’energia nucleare, dato che questa veniva utilizzata in Giappone, paese molto più sismico del nostro. «L’incidente nucleare di Fukushima ha dimostrato la falsità di tutte queste affermazioni! Ha dimostrato, ancora una volta, l’impotenza dell’uomo nell’affrontare un nemico invisibile, come le radiazioni» ha affermato Ciafani. Nelle seconda potenza mondiale a livello industriale e tecnologico, quale il Giappone, il nucleare si è rivelato insicuro.
«A pochi giorni dal referendum è necessario che gli italiani capiscano che le centrali nucleari sono altamente pericolose» ha tuonato Ciafani. In pochi sanno che una centrale nucleare rilascia radioattività nell’ambiente anche durante il normale funzionamento, è la cosiddetta “contaminazione ordinaria”. Secondo un recente studio governativo tedesco, la possibilità di contrarre la leucemia per i bambini che vivono entro 5 km da una centrale nucleare, aumenta rispetto ai coetanei che vivono a una distanza di oltre 50 km. «Più si vive vicino alle centrali nucleari, maggiore è il rischio di contrarre malattie gravi» ha precisato Ciafani . Forse, proprio per questo, il governo italiano ha previsto compensazioni economiche per i territori che ospiteranno le centrali. Una verità, questa, molto spesso occultata e che invece servirebbe conoscere.
Sulla base di questo studio, la Germania ha avviato una vera e propria rivoluzione energetica: tra pochi anni chiuderà tutte le centrali nucleari, ha investito nell’energia rinnovabile, che permetterà di produrre energia dal sole e dal vento e sta lavorando per la riduzione dei consumi.«Anche l’Italia, paese con molto più sole e più vento della Germania dovrebbe seguire questa strada » ha aggiunto Ciafani.
«Un’altra verità da conoscere è che il nucleare non serve all’Italia, è inutile» ha affermato Ciafani. Con il nucleare, infatti, si produrrebbero circa 100.000 Mw di energia, ma noi ne utilizziamo al massimo 57.000. Il nucleare, inoltre produce solo elettricità e non carburante per i trasporti, né calore per gli uffici e per le nostre case. Neanche il problema delle dipendenza dall’estero si riuscirebbe a risolvere. È noto, infatti, che in Francia, paese nuclearista, il consumo pro capite di petrolio è maggiore che in Italia. Le centrali nucleari, poi, utilizzano l’uranio, altra materia prima da importare.
Ciafani ha ricordato che gli Stati Uniti da oltre 33 anni non costruiscono centrali nucleari e questo perché il peggior nemico del nucleare è il mercato. La produzione di elettricità dall’atomo, lo smaltimento delle scorie, che restano radioattive anche per 30 anni, costa più delle altre fonti.
«Il nucleare, inoltre, non garantirà all’Italia il rispetto degli accordi sul clima» ha aggiunto Ciafani. L’Italia, infatti, è già in ritardo rispetto agli obblighi di riduzione dell’emissione di gas serra previsti al 2012 dal Protocollo di Kyoto e al 2020 dal Pacchetto energia e clima dell’Unione Europea. Le centrali nucleari entrerebbero in funzione tra circa 15 anni e l’Italia non riuscirebbe a rispettare tali accordi sul clima, pagando multe salate che si riverserebbero sulle nostre bollette.
«L’Italia dovrebbe salire sul treno delle green economy, con il nucleare prenderemmo invece u treno che ci porterà su un binario morto» ha concluso Ciafani.
Le energie rinnovabili, dunque, costituiscono l’unica alternativa da seguire e, inoltre, riuscirebbero a soddisfare la fame di lavoro che attanaglia l’Italia. Ciafani ha infatti ricordato che in Germania sono circa 370.000 le persone che lavorano nel campo delle rinnovabili.